Come la cacca può contrastare la forza di gravità

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Lo scambio di “servizi” fra piante e animali.

Si racconta che nel 1666 Newton fosse seduto sotto un melo…quando una mela gli cadde in testa. Da questo episodio trasse ispirazione per teorizzare nientepopodimenoché la “Legge di gravitazione universale”.

Vi siete mai chiesti come fa il Vischio (Viscum album), a nascere sul ramo alto di un albero nonostante la forza di gravità? Il frutto dovrebbe cadere a terra…e il seme trovarsi lì al momento della germinazione…

E invece questo non succede…Volete sapere perché?

Il frutto del Vischio sembra avere importanti proprietà antitumorali, è un buon regolatore del sistema circolatorio, è utile contro l’ipertensione, l’arteriosclerosi, i problemi gastrointestinali, le affezioni respiratorie. Ha inoltre proprietà sedative sul sistema nervoso, antinfiammatorie ed emostatiche… Ma attenzione!!! Va utilizzato nelle forme e nei preparati giusti, e sotto il controllo di un professionista perché può risultare pericoloso per l’uomo… ma non per gli uccelli, che invece ne sono ghiotti.

Ora…tutti voi sapete benissimo che nel frutto è contenuto il seme della pianta. Il frutto del vischio ha una polpa, così appiccicosa che anche la cacca dell’uccello sarà una specie di mastice. Così collosa che il poverino sarà costretto a strofinare il sedere sulla corteccia del ramo per liberarsene!

Ecco perché il seme, che ora si trova nell’escremento dell’uccello, invece che cadere a terra come la mela di Newton, resterà appiccicato al ramo della pianta ospite, di cui il Vischio ha bisogno per svilupparsi.

A questo punto il seme germinerà fra le fessure della corteccia anziché a terra, emettendo sottili organi, detti “austori” in grado di penetrare nel ramo della pianta ospite e trarne il nutrimento già bell’è pronto anziché produrlo da sé tramite la fotosintesi clorofilliana. In realtà il vischio è una specie “emiparassita”, infatti un minimo di funzione fotosintetica la svolge. E questo si evince anche dal fatto che è comunque una pianta verde, anche se non di un verde intenso, e dunque è provvisto di clorofilla.

Insomma… la pianta del Vischio ha investito risorse per produrre la polpa di cui l’uccello si nutre, ricevendo in cambio un servizio essenziale: quello di assicurarsi che il proprio seme raggiunga il luogo adatto per germinare e svilupparsi, ossia il ramo di una pianta ospite.

Uno scambio di servizi molto importanti per entrambi (vischio e uccello), vitali direi. Non altrettanto può dirsi invece per l’interazione fra vischio e ospite, in cui il vischio riceve un vantaggio senza contraccambiare l’altra pianta, anzi… L’insediarsi di una pianta di vischio, non produce di per sé un danno letale alla pianta ospite (molto frequentemente si tratta di mandorli o pioppi) e, se ci pensate, non sarebbe affatto vantaggioso per il parassita uccidere il proprio ospite, perché questo provocherebbe, di conseguenza, il venir meno del proprio sostentamento! E sappiamo bene che le piante non hanno la capacità di zompettare da una parte all’altra alla ricerca di una nuova pianta da parassitare. Certo è che, se la pianta ospite è già debilitata, venire colonizzata da una o più piante parassite proprio bene bene non le fa.

Dunque, ricapitolando, in questa storia di interazioni abbiamo: un uccello che si ciba di una pianta che parassita un’altra pianta…e volendo possiamo proseguire, in quanto la pianta parassitata (un mandorlo in questo caso) è una specie coltivata dall’uomo a scopo alimentare, e che dunque dipende da esso (ad esempio anche per essere liberato dal vischio quando comincia a diventare troppo invadente).

E questa piccola “filiera” è solo un minimo spaccato di quello che succede in natura, in cui piante e animali (uomo compreso) intrecciano i propri cicli e le proprie funzioni vitali in una inestricabile rete di equilibri, spesso fragili, fittamente interconnessi.

Chi di voi non ha mai notato piante di edera avviluppare completamente il tronco e a volte i rami di altri alberi? C’è un equilibrio sottile in queste interazioni: se l’edera soffocasse la pianta che le fornisce sostegno, entrambe cadrebbero a terra, avvinghiate in un drammatico abbraccio (come sono poetica…). Ma se l’albero è già indebolito, ad esempio da una malattia fungina, da un eccessivo sfruttamento del bosco da parte dell’uomo o magari da una pandemia virale dei vegetali di cui non sapremo mai nulla, può soccombere sotto un’edera particolarmente vigorosa.

E ancora… vi siete mai chiesti a cosa servono le linee che in alcuni fiori convergono al centro della corolla? Si chiamano “nettarovie” e, così come le linee luminose in una pista di atterraggio indicano al pilota dove atterrare, servono ad indicare all’insetto impollinatore dove trovare il dolce nettare prodotto dal fiore, offerto quale ricompensa per il trasporto del polline su un fiore contrassegnato dalle stesse striature, ossia, probabilmente appartenente alla stessa specie.

Quante altre interazioni siete in grado di individuare nei boschi, nei prati, nello spartitraffico sotto casa, sulla vostra pelle (ebbene sì!) o nel vaso della vostra Phalenopsis? Quanti piccoli ecosistemi costellano il vostro spazio vitale?

Allenatevi a ipotizzarle e scoprirle…. Chiedetevi se si tratta di interazioni in cui entrambi gli attori ricevono un vantaggio, o se uno di essi ne trae beneficio a carico dell’altro. E’ un caso più raro, ma esistente in natura, come ad esempio l’inganno sessuale delle orchidee a danno degli insetti *.

Poi, quando sarete diventati bravi ad individuare le interazioni, chiedetevi quali sono i fattori che possono spezzare questi equilibri. Nel caso del nostro Vischio, ad esempio, strettamente dipendente dagli uccelli che con le loro cacche trasportano i semi di ramo in ramo, è importante preservare la comunità avifaunistica, spesso minacciata dalle pratiche agricole intensive sempre più diffuse. Per contro, l’abbandono dei mandorleti ha determinato il venir meno delle cure, fra cui l’asportazione dei globi di vischio quando diventano eccessivi. Ma di questo parleremo in un altro articolo del blog, quindi… Continuate a seguirmi perché ne sentirete delle belle!

credits photo: ANDREA MORO - Dipartimento di Scienze della Vita, Università degli Studi di Trieste