4 chiacchiere semiserie su:

Quante cose si possono fare con un’unica pianta comunissima, e sapendo come maneggiarla, senza andare a rompere le scatole alle piante rare.
L’ortica…. Dite la verità: solo a sentirla pronunciare vi sentite prudere ovunque!

Il suo potere urticante è in grado di penetrare persino i vestiti…vi siete mai chiesti come sia possibile?

E’ possibile perché tutta la pianta di ortica è ricoperta dai cosiddetti “peli ghiandolari”, particolari strutture a forma di ampolla: un rigonfiamento alla base sostiene un pelo cavo contenente acido formico. Il pelo è rigido (per la presenza di silicio nelle cellule che lo compongono), ma estremamente fragile: spezzandosi, anche ad un lieve contatto, diventa una vera e propria siringhetta in grado di penetrare tessuto e cute e iniettare una piccolissima quantità di acido formico, sufficiente a scatenare l’irritazione che ben conosciamo.

Conoscere il funzionamento di questo meccanismo di difesa dell’ortica (perché esattamente di questo si tratta) ci permette di attuare, a nostra volta, una strategia per difenderci: può essere sufficiente, ad esempio, battere con un ramo le piante d’ortica sul sentiero per diminuire di molto la sua “aggressività”, in quanto i peli si spezzano e liberano a vuoto le goccioline di acido.

Questo spiega peraltro il perché, anche se può sembrare impossibile, fino a poco tempo fa dagli steli dell’ortica si ricavava addirittura una fibra tessile di grande qualità! Basta una leggera battitura o un lavaggio, infatti, per rendere la pianta assolutamente innocua. Con un semplice procedimento si ottengono poi ottimi filati sottili e flessibili che risultano anche forti e tenaci. La fibra di ortica è morbida, resistente e traspirante come il lino, brillante come la seta…

E non è l’unica qualità di questa pianta spesso detestata ed evitata come la peste. Infatti è buonissima nei risotti, nelle zuppe, e in tantissime prelibate ricette. Il suo macerato è utile nell’orto contro gli afidi, e viene anche utilizzata a scopo medicamentoso per le sue proprietà remineralizzanti.

Certo, raccoglierla non è proprio piacevole, e per quante accortezze possiamo adoperare, spesso succede di pungersi. Ma nel video che trovate in fondo all’articolo vi mostro, tra il serio e il faceto, come utilizzare la piantaggine (varie specie del genere Plantago) quale “antidoto” all’acido formico dell’amica/nemica ortica.

Piantaggine e ortica, fra l’altro, si trovano spesso nello stesso ambiente. E questo fatto sicuramente colpisce… Ora: io non credo ad una “regia” che abbia provvidenzialmente messo vicine una pianta urticante ed una lenitiva, ad uso e consumo di noi umani, credo più che di piante urticanti e di piante lenitive ce ne sono così tante, fra le 7700 specie della flora Italiana, che era molto probabile che ciò si verificasse…ma ognuno potrà liberamente interpretare la circostanza come preferisce. Sta di fatto che, se guardate bene bene in prossimità dell’ortica che ha liberato il proprio acido formico sulla vostra pelle, dovreste trovare anche il suo “antidoto”.

La piantaggine ha proprietà lenitive eccezionali e potrete immediatamente farne uso in caso di contatto accidentale in parti del corpo sensibili.

Per estrarne i preziosi succhi lenitivi utilizzate denti e saliva. Sì…avete capito bene! Masticate leggermente qualche foglia di piantaggine fino ad ottenere un impiastro da spiaccicare sulla parte irritata…e il gioco è fatto.

https://youtu.be/uWJJMVs3T7E

Ora che sapete come fronteggiare l’ortica (ma se vi dotate di un paio di guanti vi perdono)…. non vi resta che raccoglierla: è una specie così comune che vi autorizzo a farne una buona scorta. Potrete farne rustici, risotti, zuppe, gnocchetti, frittate…un menù completo per stupire i vostri ospiti, chiudendo persino con un originalissimo liquore!

Ecco… Io l’ortica la considero proprio l’esempio classico di quelle specie comunissime, la cui raccolta è dunque senza dubbio sostenibile, che possono essere utilizzate al posto di altre specie la cui raccolta, se eccessiva rispetto all’abbondanza in natura, presenta indubbiamente problemi di conservazione.

Se non l’avete ancora visto, guardate il mio video di Botanica Impertinente “Quanto è fregno raccogliere di frodo”. E se conoscete qualcuno che ancora si diverte a raccogliere Artemisia eriantha per farne Genepì, mostrateglielo.

Vi regalo una ricetta che il mio amico Luca ha ideato rivisitando quella di suo nonno detto “Il Maresciallo” (veramente le ortiche per la messa a punto della ricetta gliele ho raccolte io personalmente con queste manine…). Offrire ai vostri ospiti a fine pasto un liquore (sostenibilissimo) a base di ortica farà certamente il suo effetto…

Se poi volete ulteriormente salire di livello…. Andate al Vermuttino, lungo il corso a L’Aquila, chiedete di Antonello e fatevi spiegare come preparare uno sciccosissimo “Americano con spuma d’ortica”… only for the brave!

L’Ortica del Maresciallo

Mettere in infusione 150 g di cimette tenere di ortica raccolte in un luogo pulito in 1 litro di alcool e 1 litro di acqua per 20 giorni. Sciogliere 250 g di zucchero in un litro di acqua tiepida (senza farla bollire) e aggiungere 300 ml di alcool. Miscelare i due preparati dopo aver filtrato l’infuso di ortica. Invitate i vostri amici raccoglitori di Artemisia eriantha, offrite Ortica e divulgate sostenibilità.

 

Americano con velluto d’ortica

(una ricetta di Antonello Tresca, andatelo a cercare al suo Vermuttino cocktail bar, a L’Aquila, in centro)

Scegliete un bicchiere fighissimo come quelli che usa Antonello, riempitelo di ghiaccio e versate una tazzina da caffè (circa 45 ml) di Vermut Rosso e una tazzina di Bitter (meglio se Campari). Dice Antonello che se siete barman esperti potete utilizzare la tecnica del trowing per migliorare la resa del Vermut (io non ho idea di cosa sia e non ho nemmeno googolato…). In un secondo bicchiere preparate il velluto di Ortica: versate 1/3 di tazzina da caffè (circa 15 ml) di Ortica del Maresciallo, aggiungete un cucchiaio di sucrestere ed emulsionate con un piccolo minipimer per 20 secondi. Versate il velluto così ottenuto nel fighissimo bicchiere contenente Vermut e Bitter e servite