Gli acidi grassi vengono classificati in tre gruppi, saturi, monoinsaturi e polinsaturi a seconda della presenza di uno o più doppi legami lungo la loro catena carboniosa.

Gli acidi grassi essenziali rientrano nel gruppo dei polinsaturi, in quanto contengono più doppi legami nella suddetta catena di atomi di carbonio. Ciò denota alcune proprietà chimico-fisiche specifiche. Gli acidi grassi polinsaturi sono stati al centro dell’attenzione della comunità scientifica nel corso degli ultimi due decenni grazie alle loro proprietà benefiche. Le prime evidenze scientifiche riguardanti una correlazione tra il benessere generale dell’uomo e l’assunzione degli acidi grassi omega-3 risalgono già alla metà degli anni ’70. In quegli anni furono studiati gli Inuits una popolazione eschimese che si cibava prevalentemente di pesce proveniente dalle coste della Groenlandia e del Giappone, già allora emerse molto chiaramente un'incidenza particolarmente bassa di malattia all'apparato cardiovascolare, correlata al tipo di alimentazione.

Esistono due serie (o famiglie) metaboliche principali di acidi grassi essenziali (Essential Fatty Acid, EFAs), designate con le sigle: omega-6 e omega-3. Tale designazione si riferisce al fatto che il doppio legame più vicino all’estremità metilica è separato da essa rispettivamente da 6 e 3 atomi di carbonio, nelle due diverse serie. Le due serie omega-6 e omega-3 includono un composto precursore a 18 atomi di carbonio, rispettivamente l’acido linoleico (a due doppi legami; AL, 18:2 omega 6) e l’acido alfa linolenico (a tre doppi legami; ALA, 18:3 omega 3). Questi grassi vengono definiti essenziali perché da un lato ci sono indispensabili per la salute e il benessere, ma poiché il nostro organismo non li produce devono essere necessariamente assunti con l’alimentazione o con l’integrazione.

Tra gli omega-3 i più importanti sono quelli a catena lunga in particolare l’acido eicosapentaenoico (EPA), che modula la produzione di eicosanoidi a partire dall’acido arachidonico,  e l’acido docosaesaenoico (DHA) che gioca un ruolo essenziale nella funzione retinale e cerebrale. L’olio di pesce,  soprattutto di alcune specie come salmone, sgombro, pesce spada, acciuga e trota, rappresenta la fonte naturale più ricca di acidi grassi omega-3. Mangiare pesce due, tre volte la settimana è utile per l’introduzione di omega-3, ma per raggiungere concentrazioni di omega-3 importanti bisognerebbe mangiarne quantità molto elevate. Le fonti vegetali più importanti sono invece rappresentate dai semi e dall’olio di lino, dalla soia e  tutti i suoi derivati, come le bevande a base di soia, il tofu, dai semi e dall’olio di canapa e dai semi di chia.

Gli  omega-6 sono, invece, contenuti soprattutto negli alimenti di origine vegetale, come l’olio di girasole, l’olio di borraggine ed l’olio di enotera, ma anche in alimenti di origiene animale come latte e carni bovine. Gli omega-6 presenti principalmente nelle carni bovine sono sintetizzati attraverso processi di bio-idrogenazione, mediante batteri ruminali, in particolare da Butyvibrio fibrisolvens. Purtroppo l’assunzione degli omega-6 con la normale alimentazione si è ridotto in quanto le moderne tecniche di allevamento del bestiame, hanno gradualmente condotto alla sostituzione delle erbe da pascolo con mangimi di produzione industriale sempre meno ricchi di elementi essenziali per la salute. In questo caso si può incrementare l’uso dei prodotti vegetali come oli e semi. Nella scelta degli oli vegetali, vanno preferiti quelli ottenuti per spremitura a freddo in modo da mantenerne inalterate le caratteristiche di biodisponibilità.

borraggine

Gli acidi grassi essenziali aiutano nella riduzione dei livelli del colesterolo e dei trigliceridi. Il colesterolo è un composto organico appartenente alla famiglia dei lipidi steroidei molto importante per l’integrità delle cellule e per la secrezione di ormoni importanti, come estrogeni e corticosteroidi, e di alcune vitamine come la vitamina D. la maggiore parte del colesterolo presente nell’organismo è di produzione endogena, viene prodotto dal fegato, mentre solo il 20-25 % del colesterolo deriva dall’alimentazione.

Il colesterolo si divide in 2 parti: HDL e LDL. Il colesterolo HDL (High Density Lipoprotein) viene trasportato dalle lipoproteine ad alta densità dai tessuti al fegato dove viene degradato ed eliminato. Il colesterolo LDL (Low Density Lipoprotein) viene trasportato dalle lipoproteine a bassa densità dal fegato ai tessuti. Durante il tragitto queste lipoproteine a bassa densità che hanno un’alta affinità per le pareti delle arterie, possono favorire il deposito del colesterolo. Ciò da luogo alla formazione di ispessimenti, le placche ateriosclerotiche o ateromi, che riducono il diametro delle arterie ostacolando il flusso di sangue (fig.1). Se questo restringimento diventa importante si ha un aumento della pressione arteriosa e il cuore viene sollecitato e messo sotto sforzo. Altre conseguenza dovute alla formazione di placche steriosclerotiche lungo le arterie sono l’indurimento delle stesse e la possibile formazione di trombi. Per questo si parla di colesterolo buono (HDL) e colesterolo cattivo (LDL).

 

 

 

Arterosclerosi

Fig. 1: arteria normale e arteria ristretta dalla placca arteriosclerotica

Quando i livelli di colesterolo totale e colesterolo LDL diventano troppo elevati potrebbero diventare un fattore di rischio per le patologie cardiovascolari.

Un concetto importante per quello che riguarda i livelli di colesterolo è il valore medio.  Bisogna fare la media dei valori di colesterolo totale risultati dalle analisi del sangue durante l’arco dell’anno. Ogni 3 mesi sarebbe opportuno controllare i livelli di colesterolo in, alla fine dell’anno facendo la media si conoscerà il proprio valore medio.

 

I livelli di colesterolo tendono ad aumentare con l’età benché purtroppo, l’ipercolesterolemia è una patologia degenerativa. Se i valori del colesterolo sono alti spesso il medico ricorre allutilizzo di farmaci convenzionali, come le statine, che presentano però degli effetti collaterali. L’integrazione con gli omega-3 potrebbe essere utile nel ridurre la posologia del farmaco in accordo con il medico. Gli omega-3 possono, infatti,   essere vantaggiosamente associati ai farmaci ipolipemizzanti per potenziarne l’attività. Sono diverse le sperimentazioni che dimostrano un vero e proprio sinergismo d’azione tra gli omega-3 e i farmaci convenzionali. I valori del colesterolo totale sono risultati significativamente più bassi nei soggetti trattati con l’associazione di omega 3/farmaco, rispetto a quelli trattati con il solo farmaco.

Gli acidi grassi omega 3 agiscono infatti come lipemizzanti e risultano particolarmente efficaci nelle dislipidemie  come ipercolesterolemia e ipertrigliceridemia. L'uso di integratori può essere efficace nel ridurre in poche settimane le concentrazioni ematiche trigliceridi e di colesterolo LDL.

Gli effetti benefici derivanti dall’assunzione di omega-3 sono molteplici, sono elementi essenziali nel buon funzionamento delle membrane cellulari sovrintendendo a tutte le funzioni che in essa svolgono, mantenendone l’integrità e l’ossigenazione.  Hanno un effetto antiossidante, proteggono il cuore dalle malattie cardiovascolari poiché contrastano la formazione di placche ateriosclerotiche, regolano l’aggregazione piatsrinica rendendo il sangue più fluido, sono fondamentali nello sviluppo delle cellule neuronali soprattutto nei bambini e negli adolescenti. Durante la gravidanza e l’allattamento è importante l’assunzione di omeg-3 per il corretto sviluppo del sistema nervoso e cognitivo del bambino. Il DHA risulta infatti, un componente fondamentale per garantire una corretta fluidità delle membrane cellulari cerebrali.

L’assunzione giornaliera raccomandata è di 3-4 gr di olio di pesce da assumere  durante i pasti.  È importante scegliere degli integratori certificati, con concentrazioni di EPA e DHA corrette, biodisponibili ed ottenute per distillazione molecolare in modo da rimuovere  ogni traccia di mercurio ed altri micro contaminanti come PCB (policlorobifenili) e diossina. L'integrazione di omega-3 è sicura e adatta alla maggior parte delle persone.

Un’attenzione particolare va posta in soggetti che fanno uso di farmaci anticoagulanti, in quanto gli omega-3 rendono il sangue più fluido. In alcuni rari casi l’assunzione di omega-3 può causare disturbi gastrici dovuti all’irritazione delle mucose dello stomaco ad opera dell’olio di pesce. Se si dovesse presentare questo inconveniente si può alternare la fonte degli acidi grassi passando ad esempio, dall’olio di pesce a prodotti esclusivamente vegetali.

Questo mese in promozione da Farmanatura:

Omega 3 - promozione

Jamieson Omega-3 Extra: Integratore alimentare di Omega-3 (EPA e DHA).
Ottenuto da olio di pesce distillato molecolarmente.
EPA e DHA contribuiscono alla normale funzione cardiaca (l'effetto benefico si ottiene con l'assunzione giornaliera di 250 mg di EPA e DHA).
Il DHA inoltre contribuisce al mantenimento della normale funzione cerebrale e della capacità visiva normale (questi effetti benefici si ottengono con l'assunzione giornaliera di 250 mg di DHA).
Nessun retrogusto di pesce.
Senza glutine.

 

Per approfondire

 Gli Omega 3: caratteristiche metaboliche e proprietà funzionali

 Francesco Visioli

Universitè Pierre et Marie Curie, Paris