Gli alieni sono una minaccia reale

Quattro chiacchiere semiserie su: Astragalus aquilanus VS Senecio inequidens, ovvero … come l’invasione di specie alloctone può impoverire la nostra biodiversità.

Siamo al decimo appuntamento della rubrica Daniela Tinti & the Flowers per Farmanatura.

Abbiamo parlato di piante eduli, piante medicinali, piante tessili… Di piante che hanno dato origine alle più comuni varietà orticole…

Un patrimonio vegetale di inestimabile valore…certo…ma non abbiamo ancora detto che ci sono piante ancora più importanti: quelle endemiche, rare, a rischio di estinzione, anche se in effetti non sono né officinali, né mangerecce…niente…non servono a niente

In ogni territorio è possibile rinvenire un certo numero di specie botaniche. Oltre, naturalmente, all’estensione dell’area che si va a considerare, ci sono alcuni fattori che determinano la presenza di una maggiore o minore quantità di specie, come per esempio una grande diversificazione di ambienti, un’ampia escursione altimetrica, una storia geoclimatica travagliata, un buon grado di naturalità ecc..

In genere si tende a pensare che più è alto il numero di specie presenti e più importante è la biodiversità di quel luogo. Ma non è proprio così… Non è solo il numero di specie presenti in un territorio che determina una maggiore o minore ricchezza floristica. Il valore della biodiversità risiede infatti non solo nella quantità, ma anche nella qualità di specie presenti. Oggi vediamo un esempio concreto.

A Monteluco di Roio, frazione di L’Aquila, nel 1970 è stata scoperta e descritta una specie nuova, sconosciuta, fino a quel momento, alla scienza. Per le sue caratteristiche, la specie è ascritta al genere Astragalus, e Bruno Anzalone, il botanico che per primo l’ha studiata , ha voluto dedicarla alla nostra città, chiamandola così Astragalus aquilanus e indicando Roio come locus classicus della specie.

Astragalus aquilanus

L’Astragalus aquilanus è riconoscibile per la tipica infiorescenza a spiga, con i fiori giallo palllido, e le foglie composte formate da foglioline in numero dispari. Al momento della fruttificazione si formano i legumi, ossia i frutti tipici della famiglia delle Fabaceae o leguminose, che contengono i semi.

Si tratta di una specie “endemica”, ossia che in tutto il mondo cresce solo in un areale ristretto. Per spiegarmi meglio: una specie endemica italiana significa che in tutto il mondo vive solo in Italia; endemica dell’Appennino centrale significa che in tutto il modo vive solo…indovinate un po’?? Perfetto. Astragalus aquilanus è una specie endemica abruzzese che si rinviene solo in pochissime località, tutelata dalla Legge Regionale per la protezione della Flora in Abruzzo e da una normativa europea (Direttiva Habitat) che la riconosce addirittura come prioritaria.

Ma c’è un problema… In alcune di queste rarissime località in cui vive, come ad esempio proprio qui a Roio, alcune specie aliene invasive stanno entrando in competizione con l’endemico Astragalus, sottraendo risorse e mettendo così in pericolo le già esigue popolazioni.

Senecio inaequidens

Il Senecio inaequidens è una specie di origini sudafricane importata accidentalmente in Europa alla fine dell’800, probabilmente con il commercio della lana. In Italia fa la sua comparsa per la prima volta negli anni ’70, mentre in Abruzzo le prime segnalazioni sono degli anni ’40. Oggi il Senecio si sta espandendo in maniera praticamente incontrollata. Avendo incredibili capacità adattative, purtroppo il Senecio tende ad entrare fra le piante di Astragalus, a cui sottrae spazio e, di conseguenza, risorse. Probabilmente, a breve, se non facciamo qualcosa, al posto di Astragalus aquilanus avremo solo Senecio inaequidens.

Che problema c’è direte voi? Una pianta vale l’altra….

Il problema c’è. Perché Senecio inaequidens sta ovunque ed è in espansione a causa nostra. Astragalus aquilanus sta in pochissimi luoghi, ed è in estinzione…sempre a causa nostra. E questo non è l’unico esempio!! Il rarissimo Goniolimon italicum è minacciato dall’aliena Opuntia humifusa… La rarissima Genista pulchella subsp. aquilana invece soffre l’ingombrante pineta artificiale (a cui, nell’estate 2020, qualcuno ha pensato bene di dare fuoco, con conseguenze disastrose sulla già esigua popolazione di Ginestra aquilana).

L’ingresso e poi l’espansione di una specie aliena nel nostro territorio, rende la nostra flora un po’ più simile a quella da cui quella specie proviene, quindi un po’ meno unica, un po’ meno originale…un po’ meno integra. Immaginate di moltiplicare questo effetto per ciascuna delle 403 specie aliene introdotte dall’uomo in Abruzzo….e che cosa avrete ottenuto? Un vero casino: un impoverimento irreversibile della nostra preziosissima biodiversità.

astragalus Roio

Ma…c’è una notizia buona e una cattiva. Iniziamo da quella cattiva: gli artefici di questo casino siamo noi (che novità eh?). E ora ecco la buona notizia: gli artefici di questo casino siamo noi.

Che significa? Significa che con qualche accorgimento in più, cittadini e istituzioni possono rallentare o fermare l’invasione. Non riportate dai vostri viaggi souvenir vegetali da ripiantare in giardino, ad esempio… E informatevi sempre su quello che piantate, perché potrebbe essere una specie invasiva potenzialmente dannosa per le nostre specie endemiche.

Tutto ciò per dire che sì, gli alieni sono tra noi.