4 chiacchiere semiserie (e semiromantiche) su: i servizi ecosistemici e il benessere psico-fisico

La Calendula è la pianta che porta in sé sia il sole che la luna.

Il sole è nei suoi fiori che si richiudono la sera e si riaprono ai primi raggi del mattino, grazie a quell’affascinante fenomeno detto “nictinastia”, che sfrutta variazioni di turgore cellulare, indotte da stimoli luminosi, per cambiare l’orientamento di petali, fiori o foglie, al fine di proteggere queste parti dalle forti escursioni termiche come ad esempio quelle fra il giorno e la notte…

La luna è nei suoi frutti, tante piccole semilune. Il termine tecnico che indica questo tipo di frutto è achenio. Dentro a questi semilunari acheni ricurvi, a maturità, si trovano i piccoli semi scuri.

Se vi dovesse capitare di vederla in giro, sappiate che la Calendula nasce là dove cadono le lacrime di Afrodite. Si narra infatti che Afrodite, fosse in preda ad una gran pena… addolorata per la morte dell’amato Adone, trafitto da un cinghiale mandatogli contro da Ares, il geloso marito di Afrodite. Lei pianse lacrime amare, che toccando il suolo, si trasformavano in bellissimecalendule. Vabbè…questo è quello che raccontano i miti greci…ed è anche la ragione per cui questa pianta è da sempre associata alle pene d’amore.

E purtroppo, pur essendo un potente cicatrizzante cutaneo, lenitivo e analgesico…nulla può sulle ferite d’amore. Ma ne siamo veramente certi? Io non ci giurerei….

Avete mai sentito parlare di “servizi ecosistemici”? Conosciamo i servizi sociali, i servizi pubblici, i servizi igienici, i servizi segreti…. Ossia le funzioni che vengono svolte a favore di noi cittadini da un determinato Ente o struttura o 007. Ebbene, anche gli ecosistemi, se sapremo mantenerli in buona salute, possono erogarci dei servizi importanti se non indispensabili. Un bosco in buona salute ad esempio fornisce legna e ossigeno, stabilizza il versante limitando il rischio di frane. I fiumi, i laghi e le falde sotterranee, rappresentano un serbatoio d’acqua dolce indispensabile per la vita per tutte le specie.

Che c’entra con la Calendula? Ci arrivo..calma….

Nel 2005, il Millennium Ecosystem Assessment, ha fornito una classificazione utile suddividendo i servizi erogati dagli ecosistemi in 4 principali categorie: di supporto alla vita, di regolazione, di approvvigionamento, culturali. Quest’ultima categoria è spesso sottovalutata…ma ha a che fare proprio con la Calendula e con la sua capacità di lenire le pene d’amore. La categoria dei “servizi ecosistemici culturali” infatti include “i benefici non materiali che la popolazione ottiene dagli ecosistemi attraverso l’arricchimento spirituale, lo sviluppo cognitivo, la riflessione, esperienze ricreative ed estetiche”.

E allora…disperati! Cosa aspettate? Andate a cercare la Calendula! Negli uliveti ad esempio se ne trova moltissima… Nella fascia collinare o sulla costa si può trovare fiorita praticamente tutto l’anno. Il gusto di cercarla, la soddisfazione di trovarla, l’esperienza di raccoglierla, vi farà sicuramente bene… anche alle pene d’amore (fatemi sapere).

E poi c’è il livello superiore: imparate a distinguere la Calendula arvensis, quella autoctona, cioè originaria del territorio italiano, più discreta con il suo piccolo capolino, dalla “sorella maggiore”, la Calendula officinalis, più grande e vistosa. Anche se le due specie contengono gli stessi principi attivi la più usata nelle preparazioni fitoterapiche è C. officinalis, proprio per la grandezza della sua infiorescenza che la rende commercialmente più interessante, tant’è che è stata introdotta in Italia, per la coltivazione a scopo officinale (oltre che ornamentale).

E se oltre alle pene d’amore avete bisogno di lenire screpolature, arrossamenti, abrasioni cutanee, c’è un altro “servizio” che la calendula può offrire: quello curativo grazie alle proprietà antinfiammatorie e cicatrizzanti.

Il mio amico Gualtiero (apicultore) mi ha svelato la sua ricetta segreta per preparare un miracoloso unguento alla Calendula…e mi ha detto che potevo farvene dono. Eccolo a voi.

 

L’unguento alla Calendula come le lo preparano Gualtiero e le sue api.

 

La raccolta

Raccogliete i capolini di Calendula in un luogo pulito e lontano da fonti di inquinamento, recidendoli con le dita proprio sotto al ricettacolo. Lasciateli per una notte in un ampio cesto, all’aperto, in modo che eventuali insetti & affini possano allontanarsi spontaneamente e tornare nel proprio habitat.

La preparazione dell’oleolito

Potete procedere a partire dalla pianta fresca oppure essiccata (lasciandola essiccare ben distesa in un luogo arieggiato e ombreggiato oppure con un essiccatore). Riempite un barattolo di fiori (freschi o secchi) e poi versate nello stesso barattolo olio fino a coprire. Potete scegliere l’olio che preferite a seconda delle vostre necessità. Ad esempio l’olio di mandorle è un ottimo elasticizzante cutaneo, quindi il vostro unguento risulterà perfetto, ad esempio, per le smagliature del pancione in gravidanza. Optate invece per un olio d’oliva, dalle proprietà riparatorie e antinfiammatorie, nel caso, dopo il pancione, siate già alle prese con gli arrossamenti da pannolino.

Chiudete il barattolo e lasciatelo riposare al buio per una ventina di giorni.

A questo punto potete filtrare il vostro oleolito con l’aiuto di una garza sterile, metterlo in un barattolo pulito, preferibilmente scuro, e usarlo tal quale o procedere alla preparazione dell’unguento.

La preparazione dell’unguento

Ogni 100 ml di oleolito vi serviranno 8 grammi di cera d’api da opercoli. Procuratevela dal vostro apicultore di fiducia e tenete conto che nella cera da favo sono accumulati tutti gli eventuali trattamenti, mentre quella da opercolo (ossia dei tappi che chiudono le cellette) è pura e incontaminata.

Sciogliete la cera a bagno maria, a temperatura più bassa possibile (max 50°). Aggiungere l’olio a filo e, se lo desiderate, qualche goccia d’olio essenziale per conferire una profumazione o ulteriori proprietà al vostro unguento. Invasettate in vasetti rigorosamente riciclati, ma accuratamente sterilizzati (potete schiaffarli nel microonde a 700 w per 3 minuti se non volete rischiare di romperli con la bollitura come succede sempre a me quelle rare volte in cui mi metto a smanettare in cucina).

Per un risultato ottimale, utilizzate il vostro unguento sulla pelle umida. Risulterà anche moooolto idratante.

Et voilà! Pene d’amore svanite, e piccole affezioni cutanee guarite. Che volete di più da un piccolo fiore?

 

https://youtu.be/cE1PQx4OpAw